Fa piacere pubblicare ogni tanto delle news pazze e colorite come quelle che ci manda Lorenzo La Rosa, al secolo "D'Artagnan" (per essersi presentato, oramai secoli fa, con un improbabile pizzetto). Piace vedere come ognuno risolva i suoi problemi in modi più o meno strani, pur di riuscire a continuare a seguire la passione che tutti ci accomuna. Vi lascio alla lettura di queste righe...
"Ciao Andrea,
ultimamente sono tutti troppo bravi e ti scrivono solo
di realizzazioni, così ho pensato spettasse a me, che sono meno
bravo, scrivere qualcosa di alternativo.
Come tutti sanno sto ricominciando a
scalare (lo dico da circa due anni) e oggi sono stato a Dark Point
con Amilcar il quale si è fatto respingere per ben tre volte
sull’ultimo movimento di Two Shoes For Dancing, salvo poi fare
tranquillamente il movimento altre tre volte senza riposare niente in
mezzo... Dice che è la tua maledizione che lo ha colpito...
Io invece oggi ho deciso, per la prima
volta in quasi un anno, di mettermi le scarpette. Dirò di più,
avevo proprio voglia di mettermele (strano a dirsi, visto quanto sono
scomode!). Per chi non lo sapesse, è da diversi mesi che scalo
scalzo. Sebbene ora il motivo principale sia più che altro la mia
malcelata fricchettonaggine, all’inizio c’erano dei motivi seri
per questa scelta.
Approfitto così anche per sfatare un
mito che vorrebbe stabilire un rapporto di causa-effetto tra il mio
arrampicare scalzo e una caduta di circa 10 metri che ho effettuato a
Ospo il 2 giugno 2010, in cui mi sono procurato una frattura composta
dell’acetabolo (una parte del bacino). In realtà il legame c’è
ma è talmente labile che sono sufficienti pochi gradi di alcol ad
eliminarlo del tutto. Si dà il caso infatti che la mattina del 28
agosto 2010 io sia stato al Maggiore, dove un incauto medico mi aveva
detto che ero completamente guarito e che potevo tranquillamente
abbandonare le stampelle al loro destino. Non solo: potevo anche
correre, saltare, e fare come se non mi fosse mai successo niente. Io
lo avevo guardato incredulo, ma poi, benché avessi l’impressione
che la gamba si sgretolasse sotto il mio peso ad ogni passo (non la
usavo da tre mesi) avevo cercato di fare come lui diceva. Quale
migliore occasione quindi della festa di Dark Point (che si sarebbe
tenuta proprio quella sera) per riattivare un po’ la circolazione?
Ero anche curioso di vederlo, sto posto, visto che ne avevo tanto
sentito parlare ma non ci ero mai stato. Detto fatto, ci vado. E,
dopo un onesto riscaldamento a base di birrette, non posso rifiutare
un giro con la corda dall’alto su un apparentemente innocuo 6c (che
poi ho scoperto chiamarsi Giorgina Piccola). La via scorre senza
grossi problemi fino all’ultimo appoggio, che è una tacchetta su
cui si deve caricare tutto il peso con l’alluce del piede destro.
Di appoggi così ne avrò visti migliaia nel corso della mia vita
arrampicatoria, ma quella volta avevo il piede debole (sempre perché
non lo usavo da tre mesi) e in più avevo fatto anche l’errore di
usare delle scarpette un po’ grandine (quelle da riscaldo) che in
quanto tali non piegano il dito quanto basta a farlo lavorare a
flessione ma lo lasciano dritto, comprimendo assialmente
l’articolazione. Ovviamente me ne frego, ansioso di “chiudere”
la via, e carico. Sento un leggero dolorino, ma non ci faccio molto
caso. Una volta sceso e tolte le scarpette, il dolorino si fa un po’
più fastidioso, ma penso che non durerà più di un paio di giorni.
Fatto sta che passano le settimane e i mesi, ma il dolorino, che
quando non arrampico non sento assolutamente, torna ogni volta che
metto le scarpette. Dopo diversi mesi sembra passato, ma la volta che
provo a fare qualche via in più o a caricare il piede non come se la
roccia fosse cosparsa di uova, eccolo che ritorna. Sconfortato, penso
a un “piano B”, e la soluzione si rivela essere più semplice del
previsto: eliminare le scarpette. Tra l’altro avevo sempre
considerato le scarpette l’unico “lato negativo”
dell’arrampicata, una sorta di male necessario, soprattutto a causa
dei calli e del dolore che causano quando vengono indossate per
troppo tempo, senza considerare i rischi per la salute del piede a
lungo andare, come avvertono gli autori del libro sugli infortuni in
arrampicata Un movimento di troppo. Così, dopo un breve
periodo di sperimentazione sui traversi della Napoleonica, da “male
necessario” diventano “male non necessario”.
Ma torniamo a noi. Dicevo che,
nonostante tutto, oggi avevo voglia di mettermi le scarpette, e me le
sono messe. Dopo un veloce riscaldo proprio su Giorgina Piccola
attacco Rototom, una via che a differenza di quasi tutti ho sempre
considerato più dura di Jizz In My Pants a causa di una tacca che
faccio molta fatica a tenere quando non sono in forma (e da quando
esiste Dark Point non sono mai stato in forma). La provo, ovviamente
con le scarpette, e cado sul famoso passaggio duro. Accidenti, penso,
l’ultima volta, seppur con la corda dall’alto, l’ho fatta
scalzo dopo un mese abbondante di stop totale! Riprovo, una, due
volte. Niente da fare. Rimane la soluzione meno logica e più
ridicola: togliersi le scarpette. Lo faccio, rischiando di cadere
dalla comoda sedia (chi conosce la via capisce), e me le appendo
all’imbrago, così giusto per avere un po’ di peso in più.
Riparto, faccio il passaggio e, seppur accaiato, arrivo fino in cima.
Poco dopo sfioro il paradosso scalando senza scarpe sui primi tre
spit di Two Shoes...
Alla fine di questa giornata posso
dirmi soddisfatto perché ho scoperto di essere meno pazzo (o meno
stupido) di quello che pensavo. Con questo non voglio dimostrare
l’inutilità delle scarpette (io stesso credo che continuerò a
usarle su certi tipi di vie), bensì ridimensionare drasticamente il
ruolo e l’importanza che ad esse attribuiamo nell’arrampicata.
Chiedo scusa per la lunghezza della
mail ma visto che te ne mando circa una ogni 5 anni forse me la
pubblicherai...
Ciao e a presto, dopodomani dovrei
partire per Veglia dove spero di riuscire a fare anche un po’ di
DWS... ovviamente scalzo!
Lorenzo “D’Artagnan” La Rosa"
P.S. Per dovere di cronaca scrivo anche di una super performance del nostro Sbisi che ieri, in un caldissimo pomeriggio d'agosto, sale in DarkPoint la stupenda estensione del "Trabajo del Borracho" (8b+). Rarissima ripetizione della via liberata da Kruder: "Undeground doesn't stop" (8c).
Saluti a tutti
AndreONE
Darta sei sempre il migliore (e non solo il migliore dei pedo-ghei)...
RispondiEliminaIn effetti quella volta che ti sei fatto male a Dark Point eri un bel po' pieno di birra, non ti sei mica lamentato del male se ben ricordo. Beh poteva andarti peggio viste le condizioni instabili in cui ti facevo sicura. Cmq a sto punto continua così e cerca di capire qual'è il limite fisico nello scalare scalzi.
Amilcar nel frattempo cercherà di capire qual'è il limite mentale...
Heilà, vedo che mi si nomina in giro...sta mattina ho chiuso Two Shoes for Dancing come riscaldo, l'uscita non è dolce, anzi pessimo riscaldo ma ottima via per allenarsi ;)
RispondiEliminaAmilcar