Nonostante l'arrampicata sportiva stia vivendo un momento magico nel suo sviluppo, sia per quanto riguarda la visibilità che per il numero di persone che praticano questo sport, rimane in quel limbo di sport minori che difficilmente vedono i propri atleti diventare professionisti.
Quindi a fronte di pochi
fortissimi che riescono a fare della propria passione il proprio
lavoro, moltissimi devono accontentarsi di praticarla nel tempo
libero, ritagliandosi nel trantran quotidiano il tempo per allenarsi
e per poi arrampicare.
A Trieste i due più
forti scalatori, almeno per i numeri che hanno sul loro palmares, non
sono dei professionisti e uno in particolare non ha nemmeno uno
sponsor.
Rocco Romano nasce a
Trieste per diventare giovanissimo apprendista in una legatoria.
Imparato il mestiere con il tempo riesce ad aprire un'attività
propria e, da allora, stampa e rilega tesi per i moltissimi
universitari che frequentano l'ateneo triestino.
Una storia del genere fa
pensare che l'attività sportiva per Rocco sia stato un mero
passatempo, ma per anni è riuscito ad allenarsi con costanza e forza
di volontà fino a raggiungere livelli altissimi in arrampicata, al
vertice nel panorama triestino.
Inizia a scalare nel 1994
e nel 2001 arriva a salire il suo primo 8c e da allora ha
confezionato più di venti vie sopra quel grado. Mentre nelle poche
vacanze che si è riuscito a concedere ha salito vie a vista fino
all'8a+.
La scorsa settimana, dopo
alcuni acciacchi fisici che lo avevano tenuto lontano dalle alte
difficoltà per un po' di tempo, Rocco ha salito “Osapska Posast”
(8c) sul paretone di Ospo.
“La via mi è molto
congeniale”, racconta Rocco, “cinquanta metri molto strapiombanti
su prese buone e con un boulder duro nella parte bassa. L'avevo
provata due anni fa quando l'aveva fatta Sbisi (Gabriele Gorobey) ma
quando ci ho rimesso le mani si erano rotte tre prese, il grado non
cambia ma è diventata più fastidiosa. La difficoltà maggiore della
via è sicuramente di tipo psicologico, la parte più dura si
esaurisce nei primi venti metri, mentre quello che rimane è
sicuramente più facile ma comunque impegnativo e bisogna riuscire a
non perdere la concentrazione per tutti i quaranta minuti di scalata
che questo incredibile viaggio richiede.”
Ma Rocco non si
accontenta mai e ha già altri progetti in mente. “La salita di
questa via”, dice, “mi ha molto motivato e mi ha fatto ritornare
la voglia di provare cose più dure, quindi mi sono messo a provare,
sempre nel paretone di Ospo, “Revolucija”, un 8c+ completamente
diverso, corto e super fisico. Inoltre ho rimesso le mani sul
progetto dello scorso anno: “Fidel Incastro”, il 9a liberato
dallo sloveno Klemen Becan in Grotta Caterina.”
Sono così tre gli
arrampicatori del Friuli Venezia Giulia in aria di 9a: Gabriele
“Sbisi” Gorobey su “Sansjki Par” a Misja, Enrico Polo su “9g”
a Gemona e lo stesso Rocco su “Fidel Incastro” in Grotta
Caterina. Solo il tempo ci dirà chi sarà il primo di una, speriamo,
lunga serie.
Da qualche anno Rocco ha
iniziato anche a dedicarsi alla speleologia con dei risultati
incredibili come arrivare a quota meno 1000 in Canin, nella grotta
“Led Zeppelin”. Sono pochissimi gli arrampicatori così forti che
riescono ad essere così poliedrici.
ROCCO E' IL MIO EROE
RispondiEliminae fonte di ispirazione.
testimonianza di passione, forza e volontà.
un grande.
Raf CAB pisellino
ps. la sua intervista su Pareti (non ricordo il numero) è molto bella.