martedì 25 novembre 2014

Egoismo e maleducazione in falesia

L'arrampicata sta diventando sempre più uno sport di massa. Questo comporta una crescita della nostra attività, ma anche tanti più problemi. Sempre più incuria, scarsa attenzione all'ambiente e via dicendo.
Oltre a questi problemi comuni, recentemente alcuni fatti spiacevoli hanno rovinato ulteriormente le nostre falesie. Vie storiche sono state modificate perché qualche irrispettoso ha considerato come sua proprietà un bene comune.
Ecco cosa ci scrive uno degli arrampicatori storici triestini:

"Purtroppo ultimamente nelle falesie stanno prendendo piede diverse abitudini egoistiche e malsane. È successo qua da noi e sta succedendo anche in carnia ed in chissà quanti altri posti, che qualcuno mosso da chissà quale “estro” o motivazione sta continuando a modificare e a scavare ex novo appigli sulle vie per poterle rendere salibili dalle proprie proprie capacità.
Per quanto, com'è giusto che sia, ognuno è libero di scegliere le proprie regole del gioco, credo che ciò debba essere assolutamente ed obbligatoriamente fatto nel rispetto degli altri ed in primis dell'ambiente stesso. A parte la solita spazzatura, mozziconi di sigarette compresi, c'è sempre più di qualche persona che, a “gioco” finito, continua a lasciare orrende strisce di magnesite su appigli ed appoggi.
Ora mi viene da considerare che se alle conseguenze dell'ignoranza di questi ultimi si può porre rimedio con la sensibilità di altri, ciò diventaa irrimediabile nei confronti dei veri e propri scempi eseguiti con martello e scalpello. L'ultimo stupro nei confronti dell'ambiente lo abbiamo riscontrato questo sabato scorso nella falesia “Piccolo Cottolengo”, dove un magnifico tiro di 7a è stato totalmente compromesso con diversi ed inutili prese scavate!
Una volta, forse sbagliando, pensavamo che per migliorare fosse indispensabile un sano ed adeguato allenamento, sia fisico che sopratutto psicologico, ma ora si comincia a vederne di tutti i colori: da qualcuno che dal piccolo feudo del proprio orgoglio si atteggia a guru spirituale senza nemmeno un'adeguata coscienza di ciò che lo circonda, a chi invece di adeguarsi con rispetto a superare qualsiasi limite imposto dall'ambiente decide in modo arbitrario di “adeguare” l'ambiente ai limiti di se stesso (chissà se per migliorare il record della maratona qualcuno deciderà di abbassarla magari di un paio di kilometri...).
Vorremmo caldamente invitare chiunque abbia notizia o sia direttamente testimone di questi fatti di essere dapprima consapevole che con reazioni quali litigi e violenze di vario genere si ottiene soltanto un peggioramento della situazione, qualunque essa sia. Questi scalpellini o pittori del momento non possono assolutamente avere un'intelligenza o coerenza abbastanza mature per afferrare i danni che fanno; altrimenti, se ce l'avessero, la loro situazione sarebbe molto triste e con ben poche speranze.
Si chiede quindi cortesemente a tutti, per cercare di far capire a questa gente cosa sia la sensibilità ed il rispetto, di agire con metodi umani e ragionevoli; e se ciò non fosse sufficiente di non lasciarsi prendere dai nervi e di avvisare gli altri arrampicatori che magari con più pazienza sapranno trovare il modo e le parole adeguate per far si che queste persone possano “aprire gli occhi”...
Tristemente ma con grande speranza per la maturità collettiva un augurio di buone scalate, fatte con il fisico e con il rispetto verso tutti e tutto!"

Mi sento di condividere tutto quello che ha scritto il "Musico".
Un abbraccio
AndreOne

4 commenti:

  1. Mi permetto di incollare un commento di Walter Perdan molto interessante:
    " "Ciao a tutti, è la prima volta che intervengo in questo blog che ho scoperto da poco, molti mi conosceranno per via indiretta altri mi conoscono da una vita... voglio fare alcune considerazioni in merito all'evento accaduto e in linea generale sullo scavare gli appigli. La mia carriera di arrampicatore e di apritore di nuovi itinerari inizia quasi insieme. La mia prima via che aprii a metà degli anni ottanta fu infatti dal basso con protezioni tradizionali in compagnia di Ivo Buda in un settore basso della napoleonica, poi incominciai ad attrezzare dall'alto la via Scorpions 7b, Oklahoma 7c+ con spit piantati a mano ( e placchette in alluminio che mi furono rubate....), vie assolutamente con appigli naturali, nella Grotta del Cane non furono le uniche vie che attrezzai. Poi dal 92 in poi si incomincio ad aprire nella falesia di Podpec.

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  2. Qui ormai l'arrampicata è vietata, ma quando si poteva andarci era un continuo cantiere di vie di tutti i tipi. In alcuni di questi progetti furono scavati degli appigli dal sottoscritto, non furono degli interventi così radicali e a mio parere ( e di quelli che ripeterono le vie) il risultato fu discreto, ma comunque sempre scavi furono, con i problemi e discussioni connesse: cioè i movimenti per quanto belli sono sempre soggettivi e restrittivi, i buchi o le tacche restano bagnate di più, ed più importante muore il gioco e la sfida sportiva intellettuale Per questo giurai di non scavare più una presa ritenendo una cosa senza senso. Non voglio fare adesso un riassunto della storia dell'arrampicata triestina di quegli anni ma vorrei far capire che era una mentalità quello dello scavo molto comune. Molti arrampicatori ne sono stati affetti e purtroppo devo constatare che ci sono ancora persone che la pensano in questa maniera. La più bella cosa in questa attività creativa è il lanciarsi delle sfide - sopratutto a se stessi - e rendere possibile l'impossibile, e per ottenere questo non è necessario sviluppare tanto la forza o altra capacità fisica ma quanto avere una motivazione incrollabile e una determinazione di ferro. Quindi perché scavare? Si può sempre rinunciare e aspettare che qualcuno più forte di tè in un futuro presente o più lontano realizzi il tuo sogno. E non è da meno una grande soddisfazione... intuire che in un punto della parete si possa salire, attrezzare l'itinerario ad hoc si è già a metà dell'opera.

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  3. Il problema dello scavo degli appigli in via generale dovrebbe essere affrontato nelle sedi delle associazioni di arrampicata, nei muri indoor, nelle sedi del Cai dove insomma si incontra e si istituiscono corsi d'arrampicata. A mio parere questo è in parte un metodo per evitare questo problema, ma cosa più importante è il buon esempio degli arrampicatori. In Baratro - falesia che penso voi tutti conosciate molto bene - si cercò di fare proprio questo, ma anche li ahimè le cose non andarono come voluto.... sicuramente il mondo dell'arrampicata è un riflesso del mondo di tutti i giorni, ma non per questo che deve essere così. Penso che la motivazione di chi scava un appiglio sia quella di avere tutto e subito ed in fretta, di avere un risultato ad ogni costo anche a quello di deturpare le forme della roccia con dei banali buchi di trapano, mentre la natura per creare quelle forme ha impiegato migliaia di anni se non milioni. Dovremmo invece prendere l'attività che facciamo come un esercizio di pazienza: è la roccia che deve forgiarci, trasmettere qualche cosa ma non l'incontrario trasformare la roccia per i propri bisogni e necessità.
    Un ultima considerazione: se una persona vuole fare degli intagli sulla pietra consiglio di darsi alla scultura, ed io ho impiegato un po di tempo per capire questo!
    Spero che l'arrampicatore coinvolto in questo fatto e gli arrampicatori in genere possano trarre qualche spunto di riflessione da questo mio discorso, per il resto auguro buone arrampicate e buone sfide con se stessi, e spero che le falesie siano sempre più un punto di incontro che di disaccordo, un luogo di amicizia e non di inamicizia.

    Kalamara, aka Walter Perdan "

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  4. Grazie per l'aiuto Andrea!
    Kalamara, aka Walter Perdan

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