"Caro Andrea, ti vorrei scrivere a
proposito del post scritto dal mio amatissimo Paso, in cui mi sono
imbattuto casualmente oggi visitando il tuo blog.
Condivido il fastidio che Paso
manifesta rispetto ai climber che non puliscono le vie che provano,
incuranti del fatto che in questo modo rovinano a qualcun altro il
piacere dell’interpretazione della roccia. Ritengo però che il
discorso possa essere un po’ ampliato, in particolare rispetto
all’ecosostenibilità dell’arrampicata.
Non c’è dubbio che l’arrampicata
non sia uno sport a “impatto zero”: raggiungiamo le falesie in
macchina – e difficilmente potrebbe essere altrimenti – e ho
sentito anche vociferare sul fatto che la produzione di gomma per le
scarpette sia particolarmente inquinante nei paesi lontani in cui è
localizzata, non so in che misura sia vero.
Penso però che, se non possiamo
azzerare l’impatto ambientale della nostra passione, possiamo
senz’altro diminuirlo consistentemente. Non di rado ci troviamo in
quattro in qualche parcheggio della falesia e abbiamo quattro
macchine. Molto spesso, organizzandoci un po’ meglio saremmo potuti
venire con due macchine, o anche con una macchina sola, tanto per
fare un esempio. O potremmo, nei nostri consumi alpinistici, cercare
di premiare quelle ditte che si premurano di ridurre l’impatto del
processo di produzione.
Inoltre credo che potremmo considerare
l’impatto che arrampicare inevitabilmente comporta come un nostro
debito nei confronti della natura. Che potremmo saldare adottando,
come molti di noi già fanno, comportamenti più ecosostenibili nella
nostra vita quotidiana, al di là dell’arrampicata, prestando
un’attenzione maggiore alla provenienza di quello che consumiamo,
rifiutando sacchetti di plastica e imballaggi inutili, utilizzando di
più le nostre gambe e i mezzi pubblici per spostarci. Ma c’è una
ragione per cui credo che – in particolare noi climber – faremmo
bene a farlo.
E questa ragione è che noi conosciamo
l’indescrivibile bellezza della natura, l’eleganza finissima
delle linee sulla roccia, la meraviglia dell’avvicendarsi dei
colori e dei profumi nel corso delle stagioni, cui siamo
particolarmente esposti passando quanto più possiamo del nostro
tempo all’aperto, in falesia. Per me arrampicare significa vivere
davvero, proprio perché significa partecipare in modo pieno a questa
bellezza della vita.
Proprio perché credo che quasi tutti
noi abbiamo coscienza di questa bellezza, credo che sia in primo
luogo a noi che spetti di tutelarla. E – se siamo tutti d’accordo
che sia compito nostro salvaguardare per gli altri il piacere di fare
le vie a vista – non dovremmo tanto di più sentirci in dovere di
conservare per quelli che verranno il piacere tanto più grande della
bellezza della natura, della bellezza della vita?
Un abbraccio a tutti!
Simone"
Mi sono sentito in dovere di pubblicare questa lettera di Simone perché, oltre a condividerne il contenuto, mi imbatto sempre più spesso in esempi di inciviltà nel mondo dell'arrampicata. Inciviltà che fa persino passare in secondo piano gli argomenti che mi stanno più a cuore e che sono legati al mio modo di vivere l'arrampicata. Dovremmo cercare di essere più civili per il bene di tutti ma soprattutto per il nostro bene! Portiamo via la nostra spazzatura, cerchiamo di essere discreti se dobbiamo andare al bagno, parcheggiamo bene cercando di rispettare gli altri, viaggiamo con meno mezzi possibili... Insomma cerchiamo di pensare agli altri come vorremmo che gli altri pensassero a noi, lasciare i luoghi tanto amati come vorremmo ritrovarli...
Ultimamente tendo a dubitare della buona fede delle persone, eppure sono qui che scrivo queste cose, insieme al Paso, a Simone e a tanti altri che so che la pensano come me...
Cerchiamo di diffondere questi pensieri, e poi non resta che sperare...
AndreONE
carofiglio, è difficilissimo leggere il bianco sul fondo nero ed ancor più con uno sfondo così. Abbattiamo le barriere please e cmq sposo volentieri la causa
RispondiEliminabaci
mum
A me non sembra difficile, ho cercato di unire una grafica che mi piacesse con una decente leggibilità... Se qualcun altro ha difficoltà mi dica che proviamo a modificare!
RispondiEliminaCondivido completamente il post. Per anni sono andato in giro a dire e scrivere cose simili. Ora però credo che la cosa migliore, almeno per me, sia cercare di dare il buon esempio, anche per evitare, magari senza rendermene conto, di "predicare bene e razzolare male". Riguardo alla leggibilità, io che per fortuna ho una buona vista non ho difficoltà, però non c'è dubbio che un nero su bianco, o semplicemente un fondo uniforme, sarebbe più agevole. Ciao.
RispondiEliminaD'Artagnan
Adesso molto meglio, prima non si leggeva un granchè! :)
RispondiEliminaBravo! Mi piace moltissimo il 'taglio' universale del discorso, che va dalla ''bellezza della natura e bellezza della vita'' alle piccole cose che ognuno puo' fare. Mi è venuto un flash .. sull'arrampicata a vista.. (ah,è un viz?): è vero il magnesio va spazzolato! Personalmente preferisco lavorare le vie quindi qualche appoggio me lo segno, lo ammetto, in maniera moolto limitata. Se non l'ho sempre cancellato faccio ammenda.Parimenti chi compila le guide non dovrebbe MAI indicare i 'segreti' di un itinerario, neanche dicendo sezione chiave sotto la catena o cose del genere. Dica bella o brutta, difficile da intuire, non concordo col grado, pericolosa, molto ripetuta ecc.
RispondiEliminaNella categoria universale 'rispetto per il prossimo' secondo me ci sta dentro tutto. Non solo una attenta scelta al momento del voto se pensiamo che possa servire a salvare il pianeta, non solo un attivismo contro il nucleare, contro gli ogm, per una decrescita felice e quant'altro ci vogliamo aggiungere. C'è anche la possibilità concreta per alcuni (come me) di andare per tutta la vita in bicicletta al lavoro, di avere borse riutilizzabili in auto e nella borsetta della moglie, e aggiungo mettere sempre la freccia a destra quando svolto con l'auto specie nelle rotonde! Discorsi diversi? No, sono piccole cose che cambiano il mondo, caratterizzano una popolazione (gli austriaci ci insegnano a fermare l'auto alle stisce pedonali). Chiederei per contro che i possessori di cani, quando siamo fermi bloccati a far sicura in falesia, siano più rispettosi della mia libertà di non volerli tra i piedi leccandomi, facendomi cadere, mangiando il mio pranzo.. come già successo! Questo, in nome di un mal interpretato amore per gli animali, non viene quasi mai condiviso. Poi la conoscenza della 'natura' di qualcuno di loro non so se arriva alla differenza tra lupo e sciacallo o tra iris e lilium.
Claudio P