venerdì 26 ottobre 2012

Ciano e Alan

Scrivo dopo un po' di tempo... Non perché non ne avessi voglia, tengo da parte un post sull'esperienza mia e di Alan nell'accompagnare Sbisi e Andrea Polo sul Robon, con trovate comiche e una specie di ritorno con i piedi per terra dopo una sorta di volo estivo nel mondo delle alte difficoltà, ma perché sono piuttosto impegnato e aspettavo l'ispirazione.
L'ispirazione ahimè non è ancora venuta, però non potevo esimermi dal raccontarvi le recenti imprese di Alan e Ciano.
Quando siamo andati sul Robon, Alan ed io, eravamo forti di due salite difficili. Lui aveva appena fatto "Il dubbio finale" (8a+) in Baratro ed io "Fight the Faida" (8b) a DarkPoint. Il problema è che nell'illusione di riuscire a salire vie di 7a+ e 7b in montagna, non avevamo fatto i conti con il fatto che la nostra estate si era svolta su inclinazioni piuttosto notevoli, mentre i gioielli del Robon, firmati Marco Sterni, sono rompicapi di equilibrio e coraggio. Abbiamo lottato molto quei due giorni, eppure, lo ammettiamo senza troppa vergogna, sul 7b iniziale di "Rigoletto" non siamo passati. Potremmo dire che non eravamo abituati a scalare in montagna, che faceva molto caldo per quel genere di via, o che la salita fino all'attacco della via, con gli zaini per dormire in bivacco, ci avesse stancato. Tutto questo è senz'altro vero, ma non è poi così rilevante. La verità è che questo sport, nel momento in cui ti senti forte e capace, ti riporta subito con i piedi per terra. Quindi se sei in grado di capire tutti gli insegnamenti che ti offre, che sia una vittoria o che sia un sconfitta, sarà sempre e comunque una crescita!
Questo racconto mi facilita la spiegazione del perché Alan Pittana si sia portato a casa in pochi giri la via che in passato lo ha respinto un sacco di volte. Quest'estate Alan ha cominciato a provare con un po' più di maggior convinzione vie più al limite per lui. Quindi nei tentativi su "Holocaust" (8b+) la via gli è sembrata all'inizio impossibile, poi un po' meno impossibile, poi decisamente salibile, poi di nuovo molto difficile e così via... Questo ha portato un cambiamento nel suo modo di pensare l'arrampicata e ha finalmente innalzato quello che lui mentamente considerava il suo limite. Di conseguenza, vie che prima credeva difficili per lui, ora sono diventate sicuramente impegnative ma fattibili! L'insegnamento che ne possiamo cogliere è che in fondo la prima barriera verso il nostro miglioramento è mentale e ce la imponiamo noi stessi... Quando siamo in grado di sorpassarla, e dovrà succedere moltissime volte nella carriera di un arrampicatore, ci dovremo preoccupare solamente di scalare bene e di far fruttare serenamente il nostro allenamento e le nostre capacità.
Quindi Alan sale "Pinguin" (8a) a Misja, vecchio 7c+, nemmeno tanto facile, che ora è sicuramente 8a dopo la rottura di una grossa presa.
Come la consapevolezza mentale ci può far progredire in arrampicata, gli infiniti stimoli che l'arrampicata ci regala ci danno la possibilità di continuare a mantenere alto il nostro livello. Gli stimoli però bisogna essere in grado di acquisirli, farli propri e sfruttarli. Se poi sei uno scalatore come Luciano "Ciano" Frezzolini questi stimoli sei in grado anche di trasferirli ai più giovani ed inesperti, continuando a trovarne sempre di nuovi.
Nella sua continua ricerca di stimoli verticali, sono felice di dire che Ciano è stato aiutato anche da Sbisi, Ste e il sottoscritto. Ciano si è molto affezionato alla nostra creatura DarkPoint, trattandola bene, rendendola fruibile a tutti e aiutandoci a renderla un posto magico. Quindi Ciano si toglie la soddisfazione di salire una delle poche linee che gli restano: "Via di mezzo" (8b+). Salita con il metodo "semplice" trovato dagli sloveni che va a toccare alcune prese di "Onda Anomala" (8b) e abbassa il grado della libera di Becan e la ripetizione di Sbisi che si erano assestate sull'8c...
Mi spiace per la lunghezza del post, ma era da un po' che mancavo. Spero che sarete generosi di commenti, che anche quelli mancano da un po'.
Saluti a tutti
AndreONE

5 commenti:

  1. Bravo Andrea,
    bel post, come sempre.
    Mi emoziona sempre sentire parlare qualcuna della scalata con tanta passione.
    Mi riprometto di scriverti due righe sulla mia ultima salita a Sesana, l'ho vissuta proprio intensamente.
    Viva,
    Cianeto

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  2. "La verità è che questo sport, nel momento in cui ti senti forte e capace, ti riporta subito con i piedi per terra."....il mio parere è che lavorare una via di grado 8 e chiuderla, e fare una via in montagna di grado 7 sono due cose diverse, anzi direi che sono proprio due sport differenti. Riuscire nella prima non vuol dire necessariamente riuscire anche nella seconda, seppur presenti difficoltà di grado minori. Se non si coglie questa differenza è facile "prenderle nei denti"
    comunque bravi per averla provata!
    ciao
    Marco

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  3. Sono d'accordissimo con te Marco... Ma le differenze che intendevo io le si può ritrovare anche all'interno dell'arrampicata sportiva. Succede spesso che "in casa" si facciano, anche con facilità, vie di un certo grado e poi in trasferta si trovino grosse difficoltà.
    Tanto più che noi partiamo sempre con molta umiltà quando andiamo in montagna, sia quando andiamo a fare quarti sprotetti, sia che andiamo a fare 7c spittati. Tanto più che siamo partiti per fare un 7b, in un momento in cui i 7b a vista mi venivano spesso a vista e avevo appena fatto un 8b, ma con la consapevolezza di doversi impegnare molto. Certo non mi aspettavo di non riuscire a passare!
    Questa esperienza mi ha insegnato che, sebbene il mio spirito sia sempre quello di riuscire ad arrivare al mio limite in ogni situazione, alle volte allenamento e buona volontà non bastano!
    Comunque non vedo l'ora di ritornare a provare i tuoi gioiellini!!!
    Ciao Marco e grazie per il commento

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  4. scusa ho fatto un errore, enon sono il Marco che intendi.
    ho sbagliato a firmare.

    Marco M.

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  5. Ah ok... beh la sostanza non cambia :)

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