Tante volte mi sono interrogato sul problema degli spot segreti.
Spesso mi chiedo se sia giusto privare la climbing community di posti stupendi. Inoltre ho sempre mal visto la mentalità tipicamente surfista dei locals, violenti e intolleranti, che blocca lo sviluppo e i rapporti interpersonali fra amanti dello stesso sport.
Tuttavia questi discorsi sono attendibili finché si continua ad essere "umanisti" e utopisti, credendo che i nostri simili si comportino come noi e che il semplice amore per l'arrampicata ci renda tutti migliori.
Troppe volte abbiamo visto spot chiusi perché la sporcizia si accumula o perché climbers poco lungimiranti se ne fregano delle necessità delle persone che vivono nei luoghi vicini agli spot.
L'incredibile sviluppo dell'arrampicata a Misja è un esempio semplice e vicino a noi triestini: in che stati era, ed è in parte ancora, il parcheggio? Una specie di pattumiera a cielo aperto.
Persino in Baratro le persone delle case vicine si sono lamentate della spazzatura. Per non parlare di DarkPoint dove ingenuamente climbers hanno chiesto dov'era il posto per arrampicare a contadini poco amanti dei forestieri... figurarsi degli italiani...
La faccenda si complica ancora di più se si pensa che molti climbers sono gelosi delle loro creazioni, egocentrici e in alcuni casi fanatici, tanto da togliere le piastrine dei tiri che stanno provando...
Per non parlare dei padroni dei terreni vicini agli spot, alle volte decisamente intolleranti.
D'altra parte bisogna considerare la fatica, che molti di noi conoscono bene, di cercare, pulire, chiodare e ripulire nuovi spot, con un enorme dispendio di soldi e di tempo e l'unica soddisfazione di un lavoro ben fatto e di nuove linee da provare.
Quindi la decisione dei chiodatori delle nostre parti è di tenere gli spot segreti, di non pubblicizzare questi luoghi per l'arrampicata di massa e di lasciare che un po' di tempo passi affinché si capisca se vale veramente la pena dedicarsi tanto ad uno spot. Tuttavia non pensiamo che questi luoghi siano di nostra proprietà, quindi se qualcuno volesse venire a lavorare, pulire, chiodare e scalare è il ben venuto e verrà accompagnato... A patto che mantenga un comportamento rispettoso di tanta fatica.
Non credo sia una posizione sbagliata...
Sperando di aver chiarito la situazione vi saluto.
ONE
Spesso mi chiedo se sia giusto privare la climbing community di posti stupendi. Inoltre ho sempre mal visto la mentalità tipicamente surfista dei locals, violenti e intolleranti, che blocca lo sviluppo e i rapporti interpersonali fra amanti dello stesso sport.
Tuttavia questi discorsi sono attendibili finché si continua ad essere "umanisti" e utopisti, credendo che i nostri simili si comportino come noi e che il semplice amore per l'arrampicata ci renda tutti migliori.
Troppe volte abbiamo visto spot chiusi perché la sporcizia si accumula o perché climbers poco lungimiranti se ne fregano delle necessità delle persone che vivono nei luoghi vicini agli spot.
L'incredibile sviluppo dell'arrampicata a Misja è un esempio semplice e vicino a noi triestini: in che stati era, ed è in parte ancora, il parcheggio? Una specie di pattumiera a cielo aperto.
Persino in Baratro le persone delle case vicine si sono lamentate della spazzatura. Per non parlare di DarkPoint dove ingenuamente climbers hanno chiesto dov'era il posto per arrampicare a contadini poco amanti dei forestieri... figurarsi degli italiani...
La faccenda si complica ancora di più se si pensa che molti climbers sono gelosi delle loro creazioni, egocentrici e in alcuni casi fanatici, tanto da togliere le piastrine dei tiri che stanno provando...
Per non parlare dei padroni dei terreni vicini agli spot, alle volte decisamente intolleranti.
D'altra parte bisogna considerare la fatica, che molti di noi conoscono bene, di cercare, pulire, chiodare e ripulire nuovi spot, con un enorme dispendio di soldi e di tempo e l'unica soddisfazione di un lavoro ben fatto e di nuove linee da provare.
Quindi la decisione dei chiodatori delle nostre parti è di tenere gli spot segreti, di non pubblicizzare questi luoghi per l'arrampicata di massa e di lasciare che un po' di tempo passi affinché si capisca se vale veramente la pena dedicarsi tanto ad uno spot. Tuttavia non pensiamo che questi luoghi siano di nostra proprietà, quindi se qualcuno volesse venire a lavorare, pulire, chiodare e scalare è il ben venuto e verrà accompagnato... A patto che mantenga un comportamento rispettoso di tanta fatica.
Non credo sia una posizione sbagliata...
Sperando di aver chiarito la situazione vi saluto.
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